Lexroom #3 - Tutti parlano di opt-out, ma pochi sanno come esercitarlo
Come esercitare l'opt-out per evitare che i propri dati siano usati per il training di algoritmi di AI in modo appropriato e valido.
🔗Con Lexroom ti aiutiamo ad affrontare la rivoluzione che sta vivendo il settore legale. Facciamo chiarezza sulle ultime evoluzioni e ti aiutiamo a dotarti dei superpoteri forniti dall’intelligenza artificiale.
🤝Gli ospiti della Lexroom: Carlo Lamantea, European Trademark and Design Attorney presso Società Italiana Brevetti S.p.A. e Federico Caruso Avvocato – UPC representative, Partner Studio Legale SIB LEX.
Mentre la tecnologia si evolve alla velocità della luce e la regolamentazione cerca di adattarsi (anche l’Italia muove i suoi primi passi) vogliamo portare chiarezza su uno dei temi più caldi riguardanti il training di algoritmi di AI tramite grossi dataset. Vogliamo partire dalla normativa in tema di “opt-out”, per fornire però, una volta tanto, un quadro semplice e pratico. Ringraziamo i nostri ospiti della Lexroom #3 Carlo Lamantea e Federico Caruso per l’approfondimento su un tema così alla frontiera.
💡Oggi parliamo di Opt-Out nell’era dell’AI: affrontiamo i dubbi degli operatori del mercato su come deve essere formulata la dichiarazione per essere valida.
È risaputo infatti che i sistemi di AI necessitano di grandi dataset per il loro addestramento e che fra i dati e le informazioni che sono “fagocitati” dai sistemi di AI nella fase di training vi sono anche contenuti protetti da diritto d’autore.L’uso di materiale protetto dal diritto d’autore per l’ammaestramento di sistemi di intelligenza artificiale è già fonte di dispute legali, quali ad esempio la causa avviata negli Stati Uniti dal New York Times contro OpenAI e il procedimento legale iniziato nel Regno Unito dalla Getty Images nei confronti di Stability AI, creatrice del software Stable Diffusion.
❌ L’AI Act detta regole per chiarire cosa si può fare? No.
L’AI Act non detta regole specifiche in merito a questa pratica, ma ciò non vuol dire che la normativa non dia altri appigli.Secondo l’articolo 4 Direttiva n. 790/2019 (conosciuta anche come ‘Direttiva Copyright’), recepito dall’articolo 70-quater della Legge sul Diritto d’autore italiana, l’attività di text and data mining è permessa fintanto che i titolari dei diritti non abbiano riservato espressamente la possibilità di utilizzare i loro contenuti per l’addestramento tramite il c.d. “opt-out”. L’estrazione per scopi scientifici può avvenire anche senza l’autorizzazione dei titolari, ma, in entrambi i casi, l’accesso alle opere deve essere avvenuto legittimamente.
La Direttiva prevede un sistema (appunto di ‘opt-out’) che permette ai titolari di escludere i contenuti tutelati per la loro estrazione relativamente all’addestramento di sistemi di intelligenza artificiale.
👩🏽⚖️ L’opt out deve essere effettuato in modo appropriato, altrimenti non è valido.
Tuttavia, l’opt-out è considerato appropriato, nel caso di contenuti disponibili online, se effettuato ‘solo attraverso l'uso di strumenti che consentano una lettura automatizzata […].” In altri casi può essere appropriato riservare i diritti con altri mezzi, quali accordi contrattuali o una dichiarazione unilaterale, che però si rivelano poco adatti a dialogare con i sistemi di AI, ad esempio nel caso di termini e condizioni o dichiarazioni espresse in modo tale da non essere ‘machine-readable’.🔮Quindi, in poche parole, come si fa l’OPT-OUT?
Ad oggi non esiste un protocollo standardizzato unico per esprimere tale dichiarazione così da essere ‘machine-readable’; tuttavia, diversi soggetti si stanno adoperando per la creazione e l’adozione di simili protocolli. Vediamo alcuni esempi utili.
➡️ Il World Wide Web Consortium (W3C) ha elaborato un protocollo per effettuare tale dichiarazione di riserva tramite un meccanismo automatico.
➡️ Il Content Authenticity Initiative (associazione fondata da Adobe, New York Times e Twitter) si è mossa mediante l’adattamento del protocollo C2PA, originariamente per fornire informazioni circa provenienza e storia di media digitali, ma che permette ora di fornire indicazioni anche su tale pratica (tramite delle specifiche denominate ‘do not train’).➡️ ChatGPT permette di riservare i propri diritti mediante la compilazione di un form online.
➡️ Getty Images, Tik Tok, Tinder, Giphy hanno implementato nei propri termini e condizioni il divieto di utilizzare i propri dati per il machine learning, che tuttavia, secondo la Direttiva, deve essere espresso in modo tale da consentire una lettura automatizzata.🇮🇹 Ultime notizie italiane sul tema
E’ recente la notizia dell’approvazione di un Disegno di Legge da parte del Consiglio dei Ministri (23 aprile 2024), all’interno del quale sono previste disposizioni volte ad estendere l’eccezione text and data mining anche alle ipotesi in cui tale attività avvenga ad opera di sistemi o modelli di intelligenza artificiale. Il Disegno di Legge in questione, che sarà comunque sottoposto all’esame parlamentare, prevede anche l’estensione della protezione alle opere realizzate con l’ausilio dell’intelligenza artificiale a condizione che vi sia comunque un apporto umano rilevante e dimostrabile.
🔗Raccoglieremo in questa stanza le evoluzioni all’incrocio tra legal, intelligenza artificiale e tecnologia commentate dagli ospiti della Lexroom. Iscriviti per ricevere il prossimo aggiornamento e per partecipare ad una community che vuole essere parte attiva della rivoluzione che sta attraversando il settore legale!